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Adriatica Costruzioni Cervese

La cooperativa è stata fondata nel 1985 e, dopo un periodo di forte crescita, ha registrato fasi alterne di sviluppo nel corso della sua storia. Nel 2012 si è verificata una forte crisi aziendale causata dal fallimento di un importante cliente (immobiliarista) che, entrando in difficoltà, non ha pagato i propri debiti verso la Cooperativa, provocando così un buco nei conti pari ad oltre la metà del fatturato annuo. In quel periodo, inoltre, il patto di stabilità in vigore presso gli Enti Pubblici impediva alle Amministrazioni Locali, per cui la cooperativa stava lavorando, di essere puntuali nei pagamenti, malgrado la disponibilità delle risorse. Questi due fattori concomitanti hanno causato nel 2012 una forte crisi economico/finanziaria che ha costretto la Cooperativa a richiedere, nel gennaio del 2013, l’avvio di una procedura di concordato preventivo in continuità, procedura poi omologata dal Tribunale Fallimentare di Ravenna nel gennaio 2014.

Il concordato preventivo in continuità prevede una gestione differenziata dell’azienda: da una parte c’è un pezzo dell’azienda, contenente i debiti, il patrimonio ed i crediti della Cooperativa alla data della richiesta di concordato, che viene gestita da un Commissario Liquidatore (nominato dal Tribunale) che provvede ad adempiere agli obblighi concordatari nei confronti dei creditori. Dall’altra c’è, contemporaneamente, un’altra parte dell’azienda “in continuità” che continua ad operare normalmente, diretta dai suoi organi statutari. (Ancorché le due parti sono la stessa azienda ed hanno la stessa partita iva). Questa condizione ha esposto la parte in continuità della Cooperativa ad avere rapporti molto difficili col sistema bancario. La Cooperativa, in tutti questi anni post-concordato, non ha avuto alcun accesso al credito, disponendo, per lavorare, di un solo conto corrente bancario attivo.

La cooperativa ha comunque continuato a lavorare e produrre regolarmente con un fatturato che è andato variando dai 7 ai 12 milioni di Euro l’anno (nel 2021 la produzione è stata pari a circa 7,6 mln di euro).

Al momento della richiesta di concordato l’assemblea della coop ha deciso di nominare soci-lavoratori tutti i propri dipendenti (solo 2 o 3 decisero di seguire altre strade) e questi soci hanno volontariamente investito parte delle loro retribuzioni nel salvataggio del proprio posto di lavoro.

Si tratta di una storia di resistenza più che di un caso di recupero cooperativistico di azienda in crisi: durante i primi anni susseguenti al concordato i soci lavoratori hanno deciso di tassarsi, lasciando alla cooperativa parte della loro retribuzione (il 25% inizialmente e poi gradualmente sempre meno). Dall’anno scorso la coop ha azzerato totalmente le trattenute ai soci, rientrando nei contratti di lavoro nazionali. I dipendenti non soci sono sempre stati pagati senza alcuna trattenuta.

Queste scelte coraggiose, con l’investimento che tutti i soci lavoratori hanno fatto nella propria Cooperativa, hanno consentito alla coop di sopravvivere ed oggi, anche se il concordato non è ancora formalmente chiuso, sono stati pagati tutti i vecchi creditori e siamo ad un passo dalla conclusione “in bonis” dell’iter fallimentare. Il numero dei soci lavoratori è progressivamente calato in questi anni post-concordato man mano per pensionamenti: dei 42 soci lavoratori presenti nell’anno 2013 oggi ne sono rimasti 17, mentre gli addetti non soci oggi sono 8. La cooperativa non ha ricevuto alcun aiuto da parte di CFI e dalle altre istituzioni nazionali, neppure durante periodo Covid: “per effetto di essere “marchiata” dal concordato preventivo in continuità, non ha ricevuto neanche un euro”.

Nel 2020 l’impatto della pandemia da Covid 19 è stato durissimo: i cantieri sono rimasti chiusi per circa 4 mesi, eccetto quelli presenti in alcuni presidi sanitari che furono esentati dal blocco. Mentre i ricavi venivano congelati, i costi fissi invece andavano cumulandosi. Nel 2021 la combinazione di questi fattori con la forte spinta inflazionista in atto ha esercitato un “effetto a tenaglia” sulle casse della cooperativa. Avendo la cooperativa sottoscritto contratti pluriennali, il forte aumento dei costi relativi alle materie prime ha oggi compresso i margini industriali in quanto questo anomalo incremento non era stato tenuto in conto nei preventivi proposti nel corso del 2020.

La cooperativa aderisce a Legacoop e si giova dell’anticipo delle sole fatture emesse verso Coop Alleanza 3.0 da parte di Cooperfactor (finanziaria del sistema Legacoop)