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CMS

La CMS è una delle prime esperienze di recupero cooperativistico d’impresa sorte in Italia: fondata nel 1986, appena un anno dopo l’introduzione della Legge Marcora, la cooperativa specializzata nella produzione del legno vanta una storia di trentasei anni, conta 13 soci e altri 10 dipendenti. In passato CFI ha supportato la CMS, che aderisce tuttora a Legacoop e ha fruito del sostegno di Coopfond e del fondo Foncooper della Regione Marche.

Maggiori dettagli sulle origini della cooperativa, però, sono difficili da carpire proprio per via della sua lunga storia: come spesso accade con le imprese recuperate che hanno una lunga storia alle spalle, il ricordo delle origini viene tramandato oralmente fra una generazione e l’altra di soci lavoratori. Andrea Bellagamba è Presidente da un anno della cooperativa, ma lavora in CMS da oltre 15 anni. Non ha vissuto in prima persona la crisi dell’azienda precedente, né il processo di recupero cooperativistico, ma è un fiume in piena quando viene interpellato circa il recente passato e il presente della cooperativa.

La CMS lavora come conto terzista e ha già dovuto affrontare momenti di difficoltà nella sua lunga storia. A cominciare dalla crisi del mercato del legno, dovuta al crollo del mercato edilizio e al calo vertiginoso della domanda dopo la crisi del 2007. Poi nel 2016 è venuto il momento in cui la cooperativa ha dovuto fare i conti con il mancato pagamento di fatture da oltre 150.000 euro da uno dei suoi storici clienti. I soci avrebbero potuto chiudere la cooperativa ed evitare di saldare i debiti accumulati a seguito di questo imprevisto, ma hanno preferito ricorrere alla procedura del concordato continuativo, costata fino a 300.000 euro (a copertura delle prestazioni dei professionisti coinvolti), pur di mantenere la credibilità conquistata in anni di lavoro sul territorio. Senza il Covid la CMS il concordato continuativo sarebbe stato esaurito nel giugno del 2022, ma la scadenza è stata di poco posticipata.

Durante il primo lockdown del marzo 2020 la cooperativa era sommersa di commesse e quindi chiese e ottenne dal Ministero di continuare a lavorare, seppure con tutte le precauzioni del caso. Paradossalmente il mercato ha registrato un aumento esponenziale delle commesse in quei mesi di isolamento forzato: “trascorrendo il tempo in casa, le persone evidentemente hanno cominciato a riflettere sugli infissi o i mobili da sostituire, non si spiega altrimenti questo boom”. È stato questo fenomeno inaspettato a consentire alla cooperativa di attutire l’impatto del rincaro dei costi energetici (le bollette della luce oggi ammontano a un terzo delle uscite complessive) e la scarsità delle materie prime. Questi segnali positivi, però, non sono sufficienti a sconfiggere l’ansia: ogni giorno che passa le spese aumentano a dismisura rispetto alle entrate.

Al di là della situazione economica e dell’angosciante incertezza sul futuro, Andrea non disdegna di soffermarsi sulla situazione interna della cooperativa e sulle relazioni di solidarietà fra soci che hanno consentito di superare difficili momenti. A questo proposito, non posso fare a meno di annotare parola per parola quello che Andrea mi riferisce al telefono: “il giorno dopo che sono entrato in carica come Presidente, avrei preferito aumentare lo stipendio ai dipendenti della cooperativa anziché continuare ad avere a che fare con certi soci. Poi, però, nel momento del bisogno, magari è stato proprio il socio con cui faccio più fatica a scambiare una parola che non riguardi il lavoro ad aver votato a favore della scelta più difficile che avremmo potuto compiere: lavorare 16 ore al giorno ed essere pagati 6, per ben due anni e mezzo. Questo mi ha fatto capire che siamo una cooperativa, che in ballo ci sono relazioni di solidarietà anziché di opportunismo”. Grazie a questa scommessa vinta, la cooperativa ha potuto risparmiare 150.000 euro e preservare il lavoro di tutti i soci e i dipendenti.