Fonderia Dante
La Cooperativa Fonderia Dante nasce di recente grazie ad un Workers buyout della preesistente Fonderia Ferroli a seguito della volontà della nuova proprietà Ferroli di smantellarla. La Fonderia nasce nel 1961 attraverso l’acquisizione di un impianto di formatura Stern, rigenerato da Savelli e vanta una lunga e gloriosa storia nell’ambito della produzione di caldaie a basamento in ghisa vendute in tutto il mondo. La fonderia costituì il primo importante investimento del Cavalier Dante Ferroli, a cui seguirono aperture di fabbriche in tutta l’Europa e introduzione di tecnologie innovative, diventando così negli anni un benchmark per tutto il settore e per la concorrenza multinazionale. La Fonderia Cooperativa Dante è una cooperativa costituita il 25 luglio del 2017 da 62 partners fondatori. La Cooperativa ha l’obiettivo di progettare e produrre caldaie a basamento, dischi freno per autovetture e componenti conto terzi nel segmento top.
La crisi della fonderia Ferroli inizia nel 2015, a seguito di difficoltà finanziarie. Dopo l’avvio della procedura fallimentare, i 160 lavoratori organizzano scioperi, indicono cortei e manifestazioni cittadine, fanno sentire la propria voce attraverso articoli pubblicati sulla stampa locale per poter ottenere la convocazione di un tavolo di crisi da parte delle istituzioni. CIGL e CISL hanno un ruolo attivo in questa fase. Alla proposta della cooperativa hanno aderito da 25 al 50% di loro: a fondare la cooperativa, infatti, sono stati in 62. Oltre all’investimento della NASPI, sono intervenuti i finanziamenti di CFI e di Coopfond nel capitale sociale della cooperativa. A seguito del recupero, i soci hanno dovuto ricostruire la rete commerciale della fonderia e hanno potuto contare su figure produttive e gestionali già pronte. Tutti i macchinari, i magazzini, lo stabilimento e la sede della proprietà precedente sono stati rilevati dalla cooperativa. I principali ostacoli incontrati in questa prima fase sono da ricondurre ai ritardi riscontrati nell’erogazione dei finanziamenti già approvati, alla mancanza di linee di credito da parte degli istituti bancari, alla scarsa condivisione iniziale d’intenti fra i soci e alla mancanza di competenze necessarie alla ripartenza. Non è da scartare l’ipotesi che abbia influito l’estraneità dei soci a percorsi politici e sindacali. I soci oggi sono 78, provenienti in gran parte dal medesimo territorio. Gli addetti coinvolti dalla fondazione della cooperativa sono stati 40 e, di questi, 35 sono dipendenti non soci, tutti assunti a tempo indeterminato. Ambiente, sicurezza, migliori condizioni di lavoro e formazione sono stati i principali assi su cui la cooperativa ha maggiormente investito in materia di innovazioni. Durante la pandemia l’attività si è arrestata per un breve periodo ma i 0livelli occupazionali sono stati mantenuti intatti. La scelta della cooperativa a detta dei soci si è rivelata vincente e potrebbe esserlo anche in altri casi, se ci fossero strumenti legislativi più adeguati. Oggi la cooperativa aderisce a Legacoop ed è interessata a entrare a far parte di una rete nazionale delle imprese recuperate.