Gommus
La cooperativa Gommus fu costituita nel 1985, dopo che un incendio aveva distrutto il precedente sito produttivo. Furono alcuni operai a credere nel progetto di rilancio e che costituirono il capitale sociale grazie alla loro mobilità e al finanziamento della neonata legge Marcora.
A raccontare la storia della cooperativa è Andy Tarini, entrato a farne parte nel 2001.
Nel corso di questi lunghi anni di storia la cooperativa ha affrontato tante e diverse difficoltà, a cominciare dalla scarsità della domanda iniziale, dovuta alla non conoscenza del marchio sul mercato e di lavorare come contoterzisti. Grazie a collaborazioni stilistiche abbastanza importanti da metà anni Novanta fino agli inizi del 2001, la cooperativa ha conosciuto una grande crescita e il brand si è affermato. Nel 2001 a seguito del crollo economico mondiale ci fu un calo del 20% del fatturato. Il periodo di destabilizzazione durò circa 3-4 anni, poi la ripresa. In cooperativa iniziarono a sviluppare il mercato estero e a investire in altre tecnologie, che consentirono di inserire nella produzione tipologie di materiali diversi dalla gomma: nel 2008 fu anche acquisita un’azienda di stampaggio di materiali termoplastici e si cambiò la formula in società cooperativa per azioni. Attualmente i soci cooperanti rappresentano circa un decimo degli addetti impiegati. “Abbiamo continuato a investire in altri prodotti e materiali a ridotto impatto ambientale ed ecosostenibili (da qui il marchio Go!Zero), abbiamo installato pannelli fotovoltaici e la cogenerazione, per divenire più autonomi dal punto di vista energetico, ottenendo anche la certificazione ambientale ISO 14001. Abbiamo introdotto marchi e brevetti nuovi per salvaguardare le innovazioni lanciando il marchio Hovercraft. Attorno al 2017/2018 si è registrata una forte richiesta di suole leggere e quindi abbiamo investito in un’ulteriore tecnologia (Blowtech, la tecnologia del soffio)”.
Nuove entrate sono state garantite dal rinnovo del parco societario con nuovi ingressi: agli attuali 9 soci (su un totale di 100 addetti) presto se ne aggiungeranno altri.
La pandemia ha avuto un impatto non secondario sulla capacità produttiva della cooperativa, peraltro alle prese con la carenza di manodopera qualificata. Dopo essersi dovuti fermare per un mese e mezzo durante il Covid, nella seconda parte del 2020 e all’inizio del 2021 si è registrato un forte ridimensionamento delle commesse: le vendite sono riprese alla fine del 2021, ma nel 2022 si è cominciato a far sentire il rincaro dei costi produttivi dovuti alla carenza di materie prime: (situazione che perdura fino a oggi). Verso la fine del 2021 e l’inizio del 2022 la cooperativa ha subito anche il rincaro dei costi energetici (malgrado i pannelli fotovoltaici e i contratti a medio-lungo periodo stipulati con i fornitori).
L’azienda sta aggiornando i listini dei prodotti in base a questi rincari, sperando nella comprensione da parte dei committenti.
Da un punto di vista organizzativo è il CdA a prendere le decisioni, mentre le assemblee dei soci si tengono 4/5 volte all’anno per tenere informata la compagine sociale.
Chiedo a Tarini quale sia stato il ruolo del sindacato alle origini della storia della cooperativa e se è ancora presente, dato il rapporto simmetrico fra numero dei soci e numero di addetti: i sindacati sono tuttora presenti nella cooperativa e con loro vige un rapporto di reciproca collaborazione, anche e soprattutto per l’attenzione dedicata alla salute e alla sicurezza dei dipendenti e per i premi produttivi.
Dal punto di vista del mio interlocutore la cooperativa presenta dei pro e dei contro: il forte attaccamento aziendale dei soci è controbilanciati da una certa lentezza nelle scelte decisionali, ma al tempo stesso induce i soci a una maggior prudenza nelle scelte strategiche e minor propensione a rischi azzardati.
Sul futuro: “Il nostro mondo, quello della moda, è stato sempre poco stabile e sempre meno prevedibile. È sempre difficile fare previsioni di medio-lungo termine perché il mercato cambia molto velocemente. Abbiamo dovuto ampliare la clientela, rivolgendoci ai brand del lusso che permettono di lavorare molto di più in questo momento rispetto ad altri, anche se questo ha comportato modifiche nell’approccio organizzativo (più servizio e qualità).
Conoscono la LUIS, che è anche un cliente occasionale.
Pur aderendo alla Legacoop, Tarini non nasconde le potenzialità inespresse della centrale cooperativa, a fronte delle sfide che la Gommus è chiamata ad affrontare: rientra fra queste il difficile reperimento di forza lavoro qualificata, concentrata prevalentemente nel distretto calzaturiero di Civitanova Marche, logisticamente lontano dall’azienda.