I PRIMI ANNI DELLA IVV-INDUSTRIA VETRARIA VALDARNESE
Dopo la guerra nel 1946 la E. Taddei e C. di Empoli, che nel 1938 aveva rilevato dalla Galileo lo stabilimento vetrario di San Giovanni (e nel 1926 quello di Figline) crea la IVI-Esercizio Vetrerie Taddei srl a cui cede locali e macchinari. Nel 1948 vi erano 516 operai. L’azienda va in difficoltà, inizia a non pagare gli stipendi e nel 1951 propone il taglio di 250 operai (di cui 78 a San Giovanni).
I Sindacati, che dopo guerra si erano riorganizzati, rifiutano la proposta di IVI-Taddei che nel frattempo interrompe la produzione.
Nel 1952 si attua una spaccatura fra azienda e lavoratori e fra gli stessi lavoratori. L’azienda riprende la produzione assumendo solo gli operai iscritti alla CISL o UIL (che avevano accettato le proposte) ed esclude gli iscritti alla CGIL (se vuoi tornare a lavorare o tessera Cisl o Uil). Una parte di questi nell’agosto successivo in condizioni finanziarie e politiche difficilissime fonda la IVV. Nel 1954 la IVI-Taddei apre la procedure di liquidazioni (sarà dichiarata formalmente fallita nel 1957) e gli stabilimenti di San Giovanni e Figline sono affidati ad altre cooperative che nel frattempo si formano. A San Giovanni, oltre alla IVV, nascono infatti nel 1954 la Masaccio in area UIL e nel 1955 la Società Cooperativa Vetraria San Giovanni (So.Co.Ves) in area CISL. Quest’ultima, che aveva preso in affitto i locali della IVI-Taddei interrompe l’attività in via Vetri Vecchi nel 1968 dopo che era stata trasformata in Ve.Cris. La Masaccio, invece, ubicata in loc. Bani, dopo un periodo fiorente, avvia nel 1983 la procedura di liquidazione.
L’azienda nasce ufficialmente il 23 aprile 1952 dallo sforzo di 32 operai tutti di San Giovanni Valdarno ed inizia la propria attività il 25 agosto quando furono assunti 66 operai. Il capitale da versare era di 250.000 mila lire, molti lavoratori (o i loro genitori) firmarono cambiali. A dicembre ancora non era stato pagato il primo stipendio. Tutte le banche, ad eccezione della Commerciale, negarono i finanziamenti.
Il gruppo promotore (Sirio Sarchi e Silvano Massi) non riceve inizialmente l’appoggio del Sindacato. Spicca subito la leadership di Sirio Sarchi il quale crea subito un ufficio vendite in cui lui stesso sarà in prima linea e cercherà . All’inizio i clienti sono i grossisti (Rinascente-Upim e Standa) ma ben presto si capisce che occorre rivolgerci a piccoli rivenditori al fine di ottenere una remunerazione più giusta. Alla fine degli anni ’60 la cooperativa si sposta nell’attuale sede, investe nella produzione (primo forno FUSORIO bacino) e crea una rete commerciale (a cominciare con la Lombardia) per privilegiare i rapporti con i dettaglianti.