Metallurgica Ledrense
La cooperativa Metallurgia Ledrense nasce nel 1987 dall’unione del dipendenti di un’azienda che aveva conosciuto già due fallimenti a causa della mala gestione da parte degli imprenditori privati che l’avevano guidata.
La provincia rilevò i capannoni dello stabilimento e convinse 22 dei 100 operai a istituire la cooperativa, il cui capitale sociale venne ottenuto dal reinvestimento esclusivo delle loro risorse personali: vennero quindi quindi acquistati i macchinari dalla curatela fallimentare e affittati i capannoni.
La cooperativa aderisce alla Federazione trentina cooperazione e nel corso degli anni ha attinto a fondi europei e provinciali di ricerca e sviluppo, che le hanno consentito di essere riconosciuta per l’altissima qualità dei suoi prodotto metallurgici sul mercato interno e su quelli internazionali.
Oggi i soci della cooperativa ammontano a 13 soci, mentre i dipendenti sono 24. Il coinvolgimento di nuovi soci nella cooperativa è incentivato dalla ridotta quota di capitale richiesto (3500 euro), ma l’attuale Presidente della cooperativa Fabio Tiboni non fa mistero delle difficoltà incontrate su questo come su altri fronti interni: “Ho fatto di tutto per coinvolgere altri soci, come fece il primo presidente. Però è molto difficile: qua è un paese piccolo”.
Fabio non teme di prendere atto anche dello scarso spirito cooperativo fra soci/e: quando lui entrò nella cooperativa aveva 18 anni e l’incontro con i soci fondatori gli aveva insegnato con l’autorevolezza del loro esempio il significato della cooperazione. Il passaggio di testimone più difficile riguarda le generazioni di soci che non hanno avuto la fortuna di prendere esempio dai fondatori.
Lo spirito cooperativo latita non solo fra chi non intende diventare socio o fra chi già lo è, ma anche e soprattutto all’interno dello stesso mondo cooperativo. La ragione di questa carenza, apparentemente paradossale, è semplice quanto inconfessabile pubblicamente: “Mai visto un direttore o presidente in vent’anni. Le centrali cooperative hanno poco interesse politico a supportare realtà produttive con pochi soci e socie e guardano soprattutto alle casse rurali, dove possono attingere a bacini di voti di centinaia di soci. Le cooperative di produzione e lavoro sono lasciate sole”.
Questo disinteresse del mondo cooperativo stride con gli standard di eccellenza raggiunti dalla Metallurgia Ledrense, che nel tempo ha avviato collaborazioni col mondo universitario e intere città metropolitane per la messa a punti di parchi urbani ecosostenibili e durevoli.
È a fronte di questa diagnosi disincantata che si comprende l’amarezza e, insieme, la determinazione di Fabio: “Ho 40 anni di cooperazione alle spalle e non ha ancora capito cosa sia la cooperazione: da 35 anni ricevo uno stipendio da V livello operaio e ancora oggi devo assumermi tutte le responsabilità. Bisogna capire che quando c’è da lavorare, c’è da lavorare. La mia generazione ha conosciuto il mondo del lavoro a 14 anni: allora si rubava il mestiere dei grandi. Oggi non c’è più la fame, né materiale né di fare. Alla testa ci vogliono persone che non pensano solo ai soldi: non sono comunista, ma c’è bisogno di discorsi e modi di fare comunisti come questo”.
Presidente dal 1998, Fabio ha dato le dimissioni 4 volte, pur di cercare di coinvolgere il resto dei soci, ma non c’è stato nulla da fare: “A un cooperatore bisognerebbe fare un corso su imprenditorialità e cooperazione. Quando la gente ha finito la sua giornata, vuole farsi i fatti suoi. Ma noi siamo una cooperativa che deve stare sul mercato, mentalmente bisogna essere imprenditori. Devi produrre il tuo stipendio e far guadagnare la cooperativa, anche se – anzi, proprio perché – gli utili sono indivisibili e vanno a fondo di riserva”.
A differenza di molte altre imprese recuperate, Fabio è a conoscenza di altre realtà simili, fra cui la Trafilcoop (ora srl): “è nata 2/3 anni dopo di noi, l’hanno messa in liquidazione volontaria e l’ha presa questo imprenditore che la fa girare tenendo gli operai di prima”.