A Piano Lago la prima azienda salvata dai dipendenti: in 70 rischiavano il posto dopo il fallimento
Mangone (Cosenza) - È la prima azienda in Calabria rilevata dai suoi dipendenti. La “Next Elettronica”, specializzata nella produzione di schede e apparati elettronici, con sede nell’area industriale di Piano Lago, è nata dal fallimento della “Freelink” di Gallarate, che aveva il suo stabilimento nell’agglomerato mangonese e che, a conclusione di un tortuoso iter burocratico, è stata acquisita dai dipendenti, costituitisi in cooperativa. A Piano Lago, l’azienda milanese (di proprietà italiana), al momento del crac avvenuto circa quattro anni fa, contava 70 dipendenti, metà con contratto a tempo indeterminato, metà a tempo determinato. Dopo essere riusciti ad ottenere la cassa integrazione, i lavoratori – come ricorda il direttore commerciale della “Next Elettronica”, Renato Musacchio -, hanno avuto l’assistenza dell’assessore regionale al Lavoro dell’epoca, Angela Robbe, che li ha indirizzati a perseguire la soluzione cooperativistica utilizzando, sulla base della Legge Marcora (49/1985) che prevede sostegni per le cooperative costituite dai lavoratori provenienti da aziende in crisi, la procedura “Workers buy out” (Wbo). Dopo un travagliato quanto sofferto biennio, l’operazione dell’acquisizione è stata portata a termine dai dipendenti, che, forti del loro know how, hanno impegnato il loro Tfr e l’indennità di disoccupazione, nella certezza di poter riavviare l’azienda, ovviamente, su basi del tutto nuove. Oggi la “Next Elettronica”, con quattordici lavoratori, è retta da: sedici dipendenti soci, dalla Cfi (Cooperazione finanza impresa) e dalla Lega Coop, che, avendo ritenuto valido il progetto, hanno reso possibile l’operazione Wbo ed entrare nella società come soci finanziatori.
“Abbiamo dovuto superare – sottolinea Musacchio – incredibili intoppi burocratici che hanno allungato a dismisura i tempi della riattivazione dello stabilimento. E’ apparsa come un’impresa titanica il semplice conteggio delle indennità di disoccupazione. E tutto questo, senza contare la scarsa sensibilità delle curatele. Quante aziende muoiono per questo?”. “Da circa un anno – prosegue il direttore commerciale – lo stabilimento ha ripreso a funzionare. Sono già arrivate le prime commesse. Contiamo di portare l’attività industriale a regime nel giro di pochi mesi. L’azienda è salva. La nostra tenacia ha avuto ragione sulle difficoltà, frapposte soprattutto dalla burocrazia”.