Scalvenzi
Quanto più è lunga la storia delle imprese recuperate che si cerca di raccontare, tanto più si tratta di ricostruzioni rese dalla seconda o dalla terza generazione di soci e socie che non presero direttamente parte agli eventi narrati. Una delle prime imprese italiane a essere state recuperate in maniera cooperativistica dai lavoratori e dalle lavoratrici è stata la Scalvenzi. A ricostruirne la storia è Angelo Filippini, entrato nella cooperativa nel 2014, socio dal 2017 e presidente dal 2018.
La cooperativa è stata costituita da una ventina di soci nel 1982, tre anni prima della legge Marcora e dopo due anni di presidi da parte dei lavoratori e delle lavoratrici: quando entrò in crisi la fratelli Scalvenzi, i dipendenti fecero “i due anni della baracca” presidiando ininterrottamente lo stabilimento per evitare lo smantellamento dei macchinari dell’azienda. L’idea della cooperativa fu suggerita da Bricchi Umberto, uno dei futuri soci fondatori. Allora c’era il pericolo che l’azienda venisse ceduta ai concorrenti della Scalvenzi, col rischio di disperdere le competenze professionali dei lavoratori. Gli operai andarono a parlare col liquidatore: inizialmente non vennero accolti con favore, ma riuscirono infine a convincerlo dopo due anni di insistenze.
Fin dagli inizi la cooperativa aderì Legacoop e a Confcooperative.
“Difficile, positiva, con grandi soddisfazioni, scandita da scelte coraggiose”: con queste parole Angelo descrive la storia della cooperativa, che avviò l’attività producendo macchine agricole. Poi 25 anni fa si spostò sul mercato dei compattatori per i rifiuti e ci fu una riconversione totale. Questa svolta fu dovuto a un concorso di imprevisti: uno dei maggiori clienti della cooperativa era un’azienda (la TECNECO) che stava iniziando a produrre questi compattatori. Quando quest’azienda andò in difficoltà, la Scalvenzi si trovò esposta finanziariamente e trasformò il credito in quote, fino ad acquisirne il 100% . Dopo un periodo di sovrapposizione della produzione, le macchine per compattatori presero il sopravvento, anche grazie alla domanda crescente dovuta ai risparmi assicurati da questo metodo rispetto ai classici cassoni.
La prima generazione di soci riuscì a ottenere risultati positivi, anche a seguito di questa coraggiosa scelta della riconversione.
Successivamente la cooperativa dovette fare i conti con problemi connessi al ricambio generazionale dei soci. Per diversi anni l’azienda ha avuto una contrazione dei fatturati e dei margini. Fino al 2016 quando dopo un cambio manageriale si è riportata in carreggiata la coop, che ora è tornata a crescere.
Nel 2020 il fatturato si è chiuso con un calo, anche se si è mantenuta una marginalità positiva.
Nel 2021 la ridotta marginalità è stata invece controbilanciata da un maggior fatturato (+25% rispetto al 2020), anche e soprattutto a seguito dell’innalzamento dei costi energetici e della difficile reperibilità della materie prime, che rappresentano i principali problemi degli ultimi mesi.
Ancora oggi i principali committenti della cooperativa sono aziende che gestiscono la raccolta dei rifiuti (urbani, industriali, commerciali).
Attualmente, il ramo d’azienda produttivo della cooperativa è stato ceduto alla Scalvenzi SRL, appositamente creata per facilitare la sinergia fra aziende e facilitare investimenti comuni, altrimenti impossibili: la cooperativa detiene il 30% della srl, mentre le quote restanti spettano a Costruzioni speciali bresciane (48%) e ad altre due persone fisiche che fanno parte del CdA di quest’ultima azienda (22%).
La cooperazione richiede tempi spesso incompatibili, a volte inconcludenti, con le decisioni urgenti da prendere.
Nella srl attualmente lavorano 26 dipendenti.
Nella Scalvenzi cooperativa sono rimasti 8 soci cooperatori e 5 soci sovventori, fra cui CFI (entrata solo 3 anni fa) e il nuovo progetto, in fase di definizione dal nuovo CdA, sarà di sviluppare servizi alle imprese.